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di Elisa de Marchi
La Piccola Bottega Baltazar è diventata grande e ha perso il suo aggettivo inziale. A dire il vero, grande lo è sempre stata, ma con questo nuovo disco lo riconferma, lasciandoci ancora una volta a bocca aperta.
Non è facile progredire, evolversi, conservando la propria coerenza. La Bottega Baltazar ci riesce; ogni album si differenzia moltissimo dal precedente eppure gli elementi centrali restano gli stessi: semplicità, coraggio e soprattutto una grande saggezza, la saggezza genuina e umile dei nostri vecchi. Sulla testa dell’elefante si è sviluppato sul Monte Summano, nelle Prealpi vicentine, durante un ritiro che ha dato alla band l’opportunità di collocarsi a metà strada tra la pianura urbanizzata e i nembi che aprono l’album.
Il primo singolo, Rugby di periferia, è uscito da qualche mese, accompagnato da un bellissimo video di Marco Zuin. Nel brano lo sport si fa metafora della vita: ci si fa male, ma ne vale la pena. Il rugby è uno sport di squadra, così come nella vita di tutti i giorni siamo parte integrante di una famiglia, di una comunità. È un inno alla solidarietà e all’unione: “insieme si resiste/divisi cadiamo.” Anche le sonorità del brano sono rinnovate, accattivanti e si avvicinano al folk dei Mumford & Sons.
Segue la suggestiva Bussarti alla finestra con la neve: l’innamorato non corrisposto sogna un incontro notturno con l’amata, svelando una storia tanto romantica quanto disperata. Sora del mont è invece un esperimento linguistico che unisce dialetti e idiomi diversi (in qualche modo ricorda il catalano dei Manel) creando un pezzo armonioso e sereno.
Chiude l’album Foresto casa mia, un invito a lasciarsi sorprendere dalle bellezze del proprio territorio, senza sentirsi continuamente minacciati da tutto ciò che è differente. L’invito è diretto in particolare al pubblico veneto: la realtà contadina può essere molto chiusa e, allo stesso tempo, di grande cuore. Il dialetto veneto utilizzato per il testo esalta questo messaggio. E poi, diciamolo, i pezzi in dialetto della Bottega sono assolutamente meravigliosi. Sembra che il veneto esalti la poesia fiabesca dei loro testi, che rafforzi le parole “sempre nove, sempre vive” della canzone.
Anche questa volta la Bottega Baltazar ci ha catturato e sorpreso con questi dieci brani-fiaba, nei quali il senso etico e i temi contemporanei (quali l’immigrazione e la disoccupazione) si fondono in un paesaggio fantastico, quasi magico.